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L’acqua come motore dello sviluppo

E’ la tipologia residuale di tutto ciò che non poteva essere classificato sotto le altre voci ma che ha contribuito notevolmente allo sviluppo del tessuto economico locale. Una di queste attività è, ad esempio, la produzione di energia idroelettrica. Infatti, la particolare conformazione del territorio con le sue pendenze e la ricchezza di acqua hanno favorito lo sfruttamento della risorsa idrica per la produzione di forza motrice, luce e calore, dando vita ad un business tutto locale, “esportato” poi in tutta la regione. Per tutto il novecento, il bacino del Serchio e dei suoi principali affluenti, dalla Lima, all’Edron e alla Turrite, sono divenuti oggetto di realizzazione di diverse dighe che, grazie alle grandi potenzialità energetiche prodotte, hanno favorito anche l’insediamento di aziende in zone collinari e montuose. Da inizio novecento, il paesaggio della zona montana lucchese ha iniziato una progressiva trasformazione, grazie alla realizzazione di queste opere di contenimento idrico, dando luogo alla formazione di laghi artificiali che sono, oggi, sfruttati anche per la pesca e per le loro potenzialità turistiche.

Lo sfruttamento idrico del territorio fu iniziato dalla Società Elettrica Ligure-Toscana (la Selt) prima di associarsi alla Valdarno, che operava in altra parte della regione, per dar vita al colosso energetico della Selt-Valdarno che concentrò, proprio in Garfagnana, la maggior parte degli investimenti, innalzando dighe e sbarramenti idrici, fino a quando la produzione elettrica non fu nazionalizzata, passando sotto l’egida dell’Enel.

Se, infatti, ad inizio novecento, c’è stata un’accelerazione dello sviluppo industriale locale, questo lo si deve anche alla possibilità di sfruttamento di energia “pulita” e a buon mercato, come quella idroelettrica, al posto di quella termica, più inquinante e costosa. E così, una dopo l’altra, dalla prima realizzata sulla Lima nel 1911, il nostro territorio annoverò ben tredici dighe. Si calcola che, negli anni trenta, il 60% degli impianti toscani fossero realizzati lungo il bacino del Serchio dove si affacciavano tredici dighe che producevano annualmente oltre l’80% del valore energetico toscano.

Particolare importanza ha acquisito negli ultimi decenni la diga di Vagli, un invaso realizzato nel 1947 lungo il torrente Edron e successivamente rialzato a 92 metri che, per dimensione ed anche per la particolarità di aver dovuto sommergere nelle proprie acque, diversi paesi tra cui Fabbriche di Careggine, dando origine alla leggenda del paese fantasma di Vagli, visibile ogni dieci anni in occasione dello svuotamento periodico del lago che contiene circa 34 milioni di metri cubi d’acqua.

Ma oltre al lago di Vagli, altri invasi artificiali sono il lago di Villa Collemandina creato nel 1914 con uno sbarramento artificiale sul torrente Corfino, il lago di Vicaglia all’interno del Parco dell’Orecchiella a Sillano e quelli di Pontecosi a Pieve Fosciana, di Isola Santa e di Gramolazzo, oltre agli sbarramenti di Castelnuovo del 1926, di Borgo a Mozzano, Vinchiana e di Sillano 1 nel 1957, sul Serchio di Soraggio.

Ma ancora prima dello sfruttamento moderno delle acque del Serchio, già in tempi antichi, la neonata Repubblica lucchese realizzò, nel 1376, subito dopo la riconquistata libertà, il “Condotto Pubblico”, la prima grande opera al servizio della città e dello sviluppo delle fabbriche che traendo lo spunto dal Serchio presso Saltocchio, conduceva le acque per tredici chilometri attraverso la città, prima di ricongiungersi all’Ozzeri a Pontetto, nell’intento di favorire l’insediamento delle imprese, tanto che si conta che, tra molini e fabbriche, lungo le sue sponde fossero più di cinquanta.

Un altro settore che non trova una collocazione specifica e che a Lucca si è sviluppato molto nell’antichità è quello tipografico, che ha dato vita ad una tradizione, legata anche allo sviluppo della carta e che ha avuto in Bartolomeo Civitali uno dei precursori. A facilitare lo sviluppo delle tipografie, fu proprio lo spirito liberale che si respirava in città e che consentì a molti scrittori di dare alle stampe i loro capolavori, avversi nelle terre natie, come la celebre opera dei “Trionfi” del Petrarca nel 1477 e la prima pubblicazione in Italia, nel 1758, de “L’Encyclopedie” di Diderot e D’Alambert. Da allora le tipografie nel centro storico lucchese non sono mai mancate alimentando fino ai giorni nostri una tradizione che ha consentito la stampa in città di opere di grande pregio artistico e storico.

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